by Giuseppe Nicotra
Italiano:
“Avvolgere la tela di materia, quasi a stringerla, per mantenerla in un abbraccio silenzioso ma costante, dove è il braccio più vicino al cuore a creare un legame, un filo sottile ma resistente, tra il gesto rapido della pennellata ed il pensiero, il ricordo. Un legame sommesso, ma tanto atteso, che si concretizza nella materia. È così che l’acqua prende forma. La luce crea spessore ed il ricordo si fa crosta, la reminiscenza di qualcosa che fu, che emerge alla coscienza e si fa “cacciatore di nuvole” in uno spazio senza tempo dove tutto è lì … è sempre stato lì, coperto da uno strato di corteccia che profuma di bosco, di montagna, che ha nel suo strato la salsedine del mare in tempesta, la malinconia di un tramonto, ma dove dietro al primo ed effimero senso di inquietudine, si apre il calore ed il ristoro di una casa … a volte lontana, desiderata, a volte fuggita. Il colore diventa voci da ascoltare, e non solo quelle di “Icaro”, voci che si incastonano nel volto di una donna tanto pensata o nell’ombra nostalgica di un uomo che vuole solo essere compreso, voci che hanno l’esigenza vitale di essere intrecciate tra loro “essere”. È il vulcano guardato di notte, è la colata lavica che solca il terreno dal rumore che inquieta, è il mare immenso in cui specchiarsi, è il Cristo da ricercare, è un giardino segreto immobile da scoprire, è la luna quando hai la notte dentro, è il calore bruciante della piana di Catania d’estate, l’orizzonte dove il sole muore per rinascere . È l’abisso tenebroso del mare dal quale riemergere per respirare e capire che “tutto è un dono dell’universo!”
Critica artistica di Marina N.